giovedì 16 febbraio 2012

la direzione della corsa

Maddove corri??

Francesco se lo è chiesto spesso. E alla fine ha redatto questa sua auto-intervista.  


The Frank Experience

Perchè corre signor Francesco, la corsa cosa significa?

Non saprei. Direi niente.
Ci ho pensato spesso, anche quando si parlava di realizzare qualche ripresa, sapevo che avrei dovuto dire qualcosa ma alla fine non ho trovato niente da dire riguardo la corsa.
Ho pensato che alla fine la corsa è uno strumento.
Quando pianti un chiodo per mettere un quadro, alla fine non è importante il martello, ma devi averlo, non è importante il chiodo, ma devi metterlo, ma poi ti allontani, posi gli attrezzi e guardi se il quadro e dritto, e alla fine ammiri il tuo quadro preferito che hai voluto appendere in sala.
È inutile in fondo parlare del correre, della corsa, cosa vuol dire la corsa. L'essere umano è fatto di emozioni, è fatto di socialità, di solidarietà, vive di questi generi di sentimenti e non importa come li ottiene, l'importante è ottenerli.
E quindi cosa dovrei fare? Parlare per ore di un martello? Di un chiodo?
Si parla tanto di corsa quando non si corre ma quando corri, o fai altro, quello che contano sono le emozioni.
E un trail in montagna di emozioni ne tira fuori parecchie. Sia che tu sia il primo ad arrivare che l'ultimo. Diciamo che c'è una grande democrazia delle emozioni nei trail e negli ultratrail, ce n'è per tutti.

Il primo trail?

È stato nel 2008. Una corsa nella mia città, Genova. Si chiamava rigantoca. Partiva da praticamente il centro città per salire su per i monti fino alla vettà più alta della zona, il monte Antola, per poi scendere per prati e mulattiere fino a Caprile. 43 km per 2400 d+ mi sembra di ricordare. La sera prima ero andato ad una festa e non avevo dormito niente. Pensavo che questi 43 km senza allenamento specifico fossero una follia. E temevo per il mio sistema cardiocircolatorio. Ma in allegria e insieme a 3 amiche la portammo a termine in 12 ore. Pioveva a dirotto e non corremmo un granchè. Mi ricordo il brodo nella chiesetta di Pentema.
Fu anche il secondo trail nel 2009. Ero stato sempre ad un festa la sera prima ma ero stato più indisciplinato sta volta e mi presentai alla partenza in condizioni diciamo non ottimali dal punto di vista alcoolico. Ma chiusi in 8 e 30.

Poi come continuò?

Dopo questo trail trovai su internet tutto un mondo che mi aspettava. Tantissime corse. Ovviamente il mio occhio cadde sull'Utmb (Ultra Trail Mont Blanc). Volevo farla. Mi iscrissi alla 3rifugi vicino a Lurisia e poi feci il Beigua Challenge, due gare di 75 km, il Gt Rensen e il trail 3 Comuni, che mi davano i punti necessari all'iscrizione all'Utmb del 2010.
Fui sorteggiato ma fu un anno molto travagliato per lavoro e corsi veramente poco. Feci un trail a marzo e uno a giugno, il trail Santacroce e la Rigantoca (7h stavolta) e poi qualche corsettina intorno a casa.

Quindi la prima UTMB?

Si mi presentai, bello magro e leggero, magro, ma poco allenato per la corsa.
Nel 2010 l'Utmb fu interrotto a Saint Gervais, 21 km, che avevo percorso in 3 ore, direi buono. Stavo benissimo in salita e mi concedevo un pochino in discesa.
Il giorno dopo gara di recupero da Courmayer a Chamonix. Circa 90 km su e giù per i monti. Andai bene e soprattutto in salita ma per discese e corse avevo dei tendini ileotibiali che urlavano. Tra La Flegere e Chamonix, 7 km, mi sorpassarono in 70 e non mi piacque molto. So che non era importante ma non mi piacque lo stesso. Ma non riuscivo proprio a camminare né a correre. Cmq arrivai e fui soddisfatto della mia corsa. Fui contento di aver corso in quei due giorni tutto quello che c'era da correre. Arrivai dopo 21 ore di corsa. In fondo quando la montagna ti dice che non devi salire, la cosa migliore che puoi fare è non salire. Ero contento di aver completato il programma. E questo mi bastava.

Poi?

Poi niente, tendini dolorosi e in effetti non ho fatto nulla per sanarli subito. Il giorno dopo ero già sul lavoro a zoppicare e produrre.
Non mi ricordo esattamente ma avevo la sensazione che con la corsa i giochi non erano chiusi. Avevo ancora qualcosina da dare all'ultratrail.

2011?

In liguria c'è il circuito trail dei monti liguri. Lo volevo fare e portare a termine in modo discreto, sia come allenamento che come competizione. Iniziai malissimo ma poco importava.
Cmq devo dire che mi sorteggiarono di nuovo per l'Ultratrail De Montblanc e mi iscrissi dopo poco anche al Tor des Geants (endurance trail della Valle D’Aosta, 330 km). Ero impazzito? Può darsi. Però sentivo questa necessità. E lo feci. Mi sono allenato non tanto ma più del solito e devo dire che sono fortunato perchè ho un corpo che si allena in fretta per avere risultati medi.

Il primo ritiro?

Al Valdigne. Tante volte nei trail nei momenti di emozioni buie mi dicevo, “ ma perchè devo fare queste cose, la montagna è bello viverla in altri modi”. Ora dico si e no, che ognuno fa quel che si sente. Può essere anche un tributo alla montagna, un modo di onorarla, il fatto di allenarsi per salire su tante montagne e di provare li emozioni uniche. Certo ogni persona ha il suo modo di porsi. Il mio era quello. Io andavo li per aiutarmi a capire la vita, per dare il mio tributo in sudore, in sofferenza. La montagna è alta ma la onoravo con la fatica della salita, con la difficoltà della discesa. Lo spirito della montagna poi ti parla, ti comunica in tanti modi quello che devi sapere, e quello che devi riportare a valle. La vita è un esperienza condivisa dove gli esseri viventi non siamo solo noi essere umani, almeno quelli che lo sono ancora, la vita è un divenire che comprende tutto e tutti e il trail è un modo di accostarsi a vari aspetti, di imparare e di condividere. È un tentativo di imparare e condividere. A volte non si capisce in profondità subito, e passa molto tempo prima di capire un pochino di più.

Utmb o Tor des Geants?

Due esperienze uniche, simili e diversissime. L'Utmb è durissima, una corsa senza poter tirare il fiato. Almeno così è stata per me e il mio socio di corsa. Il Tor des Geants, durissimo anche quello ma in modo diverso, più logorante sul piano fisico e di resistenza al sonno.
L'Utmb ti regala l'arrivo a Chamonix, indimenticabile mentre il Tor, se meno scenografico dal punto di vista della presenza di spettatori, ti regala all'arrivo una dimensione stranissima che non saprei descrivere.
In ogni caso, esci più forte da queste esperienze, non c'è che dire.

The Frank Experience?

Esigenza di raccontare qualcosa, di partecipare, di raccontare aldilà della prestazione fisica, aldilà della mente. Un tentativo di esporre la vita spirituale dietro il mondo materiale.
Forse anche uno stimolo, sicuramente un incentivo. Non possono mica riprendere uno che dorme, che non si allena, che mangia e beve tutto il giorno come un maiale.
Una evoluzione attraverso la mente il corpo e lo spirito. Non c'è vita normale, c'è la vita vera che deve venire fuori. Il decondizionamento, il pensare coraggioso, far tornare l'essere umano un soggetto creativo, che crea cose belle, che si emoziona della vita così come deve essere.
Frustrazioni, dolori, sofferenze malattie, accettiamo tutto questo come se fosse scontato che la vita sia così. Non è così. La natura dell'uomo è divina, eccezionale ma rimane soffocata dalla complessità della vita che noi stessi abbiamo creato.
Come nasce un opera d'arte? Questo voglio dire.
Non posso dire se vincerò, se mi piazzerò bene ma cercherò di far venire fuori l'essere umano per abbandonare il mostro dentro di noi e i mostri che ci circondano.
Un corsa sincera e genuina, umile e spirituale, viva e splendente.
Uso la corsa ma potrei usare la politica, l’arte. Provo in qualcosa in cui forse riesco meglio.
Forse è una lotta, correre più veloci dei demoni.
Correre insieme alla Vita, che c'è nella natura, che crea la natura e che in genere non vediamo più.


se volete salutare Francesco lo trovate qui: http://www.laviadellupo.com/

Sono passati tanti anni da quando da bambino correvo sui sentieri di montagna,
mi arrampicavo come uno stambecco e saltavo ovunque ci fosse da saltare.
La montagna mi guardava e mi proteggeva, ero un suo figlio, ero uno dei suoi tantissimi figli.
Siamo tutti figli delle montagne.
scendiamo alla vita vorticando nei torrenti
Ma ci siamo dimenticati chi siamo
la nostra natura è sepolta da una mare di ricordi e di esperienze

viviamo nel tormento, nell'inquietudine
ma ho sentito una voce che mi ha sussurrato qualcosa
ho guardato in alto è ho rivisto da dove vengo.
La strada è lunga ma tornerò a casa.

io credo che sia importante trovare il senso della propria corsa, la sua direzione.
cosa ci spinge? cosa ci tiene Vivi?

ah ve lo ricordate Pietro Trabucchi?   (due post fa ;)                
Dove corre!?
al Tor Des Geants!  (endurance trail della Valle D’Aosta, 330 km)
e ha imparato un sacco di cose.    

Resisto Dunque Sono
Chi sono i campioni della resistenza psicologica e come fanno a convivere felicemente con lo stress
ho voglia di sentire la tua voce! scrivi anche tu, qui sotto o in forma privata, di una tua passione che gli altri giudicano senza senso ma che per te ne ha eccome.
le testimonianze più belle saranno raccolte in un ebook di prossima pubblicazione.

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